Nel Buio by Åsa Träff Camilla Grebe

Nel Buio by Åsa Träff Camilla Grebe

autore:Åsa Träff Camilla Grebe [Grebe, Åsa Träff Camilla]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: General, Fiction, Thrillers
ISBN: 9788858505045
editore: EDIZIONI PIEMME
pubblicato: 2011-09-12T22:00:00+00:00


A volte penso al mio ultimo periodo con Stefan. La primavera del 2005 è stata pesante. Nella nostra relazione si era infilata una scheggia d’incertezza, una presa di coscienza che faceva male. L’imprevedibilità della vita? Forse sì. Il mio corpo aveva ripreso la sua forma normale da ragazzino. La pancia appena arrotondata, che era rimasta così ben nascosta a tutti tranne a me e a Stefan, era sparita. Ero di nuovo vuota.

Ci eravamo trasferiti nel cottage di Värmdö. Forse era quello il nostro nuovo progetto. Una compensazione per il bambino che non era mai arrivato. All’inizio andava tutto bene: lavoravamo insieme alla ristrutturazione dalla mattina alla sera. Potevamo restare in silenzio per giorni interi, profondamente concentrati, dimenticando persino di mangiare. Due corpi sudati, fianco a fianco. Tra noi, solo frasi brevi. «Ce l’hai tu la livella?»

Silenzio.

Dopo, Stefan iniziò a scivolare gradualmente in uno stato di passività. Credo che avesse preso la perdita del bambino peggio di me. Si sottraeva per lunghi periodi alla mia compagnia e a quella degli altri. Le sue passeggiate quotidiane diventavano sempre più lunghe.

«Non so quanto ti faccia bene fare dieci chilometri di corsa al giorno» gli dicevo, ma lui non rispondeva: si chiudeva in se stesso e non lasciava entrare nessuno. Sul lavoro sembrava efficiente, ma troppe volte tornava a casa esausto e andava direttamente dalla porta d’ingresso al letto, per poi restare sdraiato, sveglio ma con gli occhi chiusi, finché non arrivavo io e mi stendevo accanto a lui. Mi infilavo sotto le lenzuola, dietro di lui, vicino vicino, e mi addormentavo torturata dalla sensazione di tradirlo, perché sapevo che lui non dormiva.

Mattina. Stefan era sdraiato con gli occhi serrati, ma sapevo che era sveglio. La mia mano cercava la sua, ma lui la ritrasse. La mia guancia cercava la sua spalla morbida. Silenzio.

«Stefan, come stai?»

«Bene.»

«Come stai davvero...?»

«È tutto a posto. Non voglio parlarne.»

«Non è tutto a posto. Me ne sono accorta. Non dormi, stai perdendo peso e sei diventato... completamente... maledettamente... passivo. Te ne stai seduto sul divano tutto il giorno. Mi sembra di vivere con un morto.»

Stefan fissò il nostro pavimento appena levigato e si strinse nelle spalle. Nel suo viso non vedevo niente che potesse darmi qualche indizio su cosa provasse o pensasse. Lo sguardo era inespressivo e puntato verso la parete alle mie spalle.

«Credo che tu sia depresso. Insomma, è normale dopo quello che ci è capitato. Penso davvero che dovresti fare qualcosa, per il tuo bene, ma... soprattutto per il nostro. Sembra che... non ci parliamo più. Potrei darti il nome di un bravo psicologo, oppure potresti chiedere a un collega di prescriverti degli antidepressivi, tipo la fluoxetina. Non so...»

«Zitta!» Stefan mi interruppe con un urlo e saltò fuori dal letto. Vidi la saliva schizzargli dalla bocca mentre parlava. «Odio quando mi analizzi. Non devo vedere nessuno psicologo del cazzo, e non mi servono le pillole della felicità. Ho solo bisogno di starmene in pace. Riesci a ficcartelo nel tuo cervellino da psicologa distrutto dall’autoanalisi? Devo prendermi una pausa da te e dalle tue premure del cazzo.



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